Nuove frontiere per le malattie virali

Il 25% dei decessi che si verificano nel mondo sono dovuti ad infezioni virali, per questo servono innovazione e sfide sempre più ambiziose da affrontare e vincere.

Giovanni Rezza nel suo intervento ha invitato ad interrogarsi sull’impatto dei cambiamenti climatici sulle infezioni virali. Sicuramente estati caldo-umide ed allungamento della stagione calda sono fattori che possono potenzialmente portare ad una stabilizzazione di alcuni virus, tuttavia la maggior parte dei cluster virali che si generano nei territori sono dovute alla globalizzazione, grazie alla quale i viaggiatori hanno sempre più la possibilità di esplorare luoghi del mondo in cui la diffusione di virus è effettivamente differente. 

Le armi che abbiamo in questo ambito per combattere le infezioni sono sicuramente la disinfestazione preventiva e vaccinazioni in caso di trasformazione dei cluster in epidemia vera e propria.

Piero Colombatto ha incentrato il suo intervento sugli esiti di cura delle epatiti virali per le quali ormai abbiamo farmaci efficaci (dai vaccini ai trattamenti antivirali di ultima generazione). La sfida per il futuro in questo campo è quella di riuscire a fare uno screening di massa della popolazione in modo da identificare prima possibile la popolazione infetta.

Francesca Vivaldi ha presentato alla platea un excursus in merito all’evoluzione farmacologica dei trattamenti antiretrovirali per HIV, dalle prime politerapie a farmaci estremamente più efficaci con somministrazioni anche mensili. L’obiettivo in questo ambito è arrivare a terapie efficaci e sicure per tutti considerando l’invecchiamento della popolazione e le conseguenti comorbilità. Il futuro sembra molto ricco: nuove classi di farmaci in sperimentazione, nuovi farmaci di vecchie classi, ultra long-acting, anticorpi monoclonali, impianti con farmaci da sostituire annualmente.

Andrea Antinori ha parlato invece della PREP, la profilassi pre-esposizione al virus dell’HIV rimborsata in Italia del 2023 (con grande ritardo rispetto a molti altri paesi del mondo). L’obiettivo in questo caso è di dare l’accesso agli strumenti di prevenzione (fra cui ovviamente la PREP) al 95% della popolazione a rischio. Tuttavia ci sono due grandi problemi: l’aderenza alla terapia – soprattutto per alcune popolazioni di pazienti – e la sospensione della terapia. In questo senso gli strumenti da utilizzare sono il supporto sociale ma anche l’utilizzo di terapie long-acting che, nonostante siano approvate ed inserite in RCP, non hanno ancora la rimborsabilità SSN.

Ylenia Cau

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